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Elisabetta de Dominis

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AL ROGO PER L'EUROPA

L'incredibile storia di Marcantonio de Dominis, arcivescovo di Spalato condannato al rogo per aver tentato di unire l'Europa con un'unica fede, quella cristiana

  • Genere Biografia
  • Lingua Italiano
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AL ROGO PER L'EUROPA
L'incredibile storia di Marcantonio de Dominis, arcivescovo di Spalato condannato al rogo per aver tentato di unire l'Europa con un'unica fede, quella cristiana

ABSTRACT DEL KEBOOK

Nella vita bisogna scegliere tra la propria coscienza e il riconoscimento sociale. Che non sempre vanno a braccetto. Perché spesso il secondo chiede di rinnegare se stessi, le proprie idee, il proprio credo per adeguarsi al condursi comune, che può degenerare nella corruzione sociale. Bisogna scegliere tra libertà e interesse, tra il bene e l’utile. Allora non c’è salvezza se non nella fuga. Abbandonare un mondo di cui sentiamo di non condividere principi, sistemi, mete. Il Papato nel ‘600 temeva fosse pubblicato quello che tutti sapevano avvenire nello Stato Pontificio, ma pressoché solo a Roma, visti gli strumenti di comunicazione dell’epoca. Marco Antonio de Dominis, arcivescovo di Spalato e primate di Dalmazia e Croazia, disgustato, rattristato e arrabbiato fuggì a Londra e pubblicò “De Republica Ecclesiastica”: 10 volumi contro la corruzione della Chiesa romana che gli assicurarono il rogo. Anche perché non contenevano solo cronaca e chiacchiere, bensì una inconcepibile eresia: l’idea di superare i dogmi cattolici, per riunire le chiese cristiane in una unica religione e costituire l’Europa della Cristianità. Cosa che terrorizzava il Papa, il quale dopo secoli era riuscito a stabilire il suo primato sugli altri vescovi, e non piaceva al re d’Inghilterra, che aveva appena conquistato l’indipendenza religiosa. Tutti avrebbero avuto qualcosa da perdere e nessuno di loro considerava che sarebbero divenuti parte di qualcosa di più grande. Solo oggi, che siamo riusciti a fare l’Europa dell’euro, ci rendiamo conto che senza una motivazione morale la nostra cultura non sopravvivrà. Marcantonio fu anche scienziato. Nemmeno trent’enne scompose per primo l’iride, spiegando il fenomeno della rifrazione della luce e cominciando ad interessarsi al cannocchiale portato dagli olandesi. Erano gli anni in cui insegnava matematica e fisica all’università di Padova e le sue lezioni affollatissime finivano con gli applausi degli studenti che invece boicottavano quelle di Galileo Galilei. Questi, invidiosissimo, brigò per farlo trasferire a Brescia ad insegnare logica, retorica, filosofia e teologia, e forse Marcantonio si concentrò un po’ troppo sulle faccende di fede. Se uno poteva salvarsi in tutte le religioni concordi sugli articoli essenziali della fede, benché discordi nei riti e nelle cerimonie, a che dunque servivano tante religioni? – finì per chiedersi. A Londra fu accolto con tutti gli onori da re Giacomo I, che gli conferì la carica di decano di Winsor. Ma quando, dopo 5 anni salì al soglio pontificio un suo amico, Gregorio XV, che lo pregò di ritornare a Roma, fece i bagagli nella speranza di convincerlo a trovare un punto d’incontro con la Chiesa anglicana. Gli inglesi s’infuriarono per l’abbandono e il Papa morì un anno dopo. Marco Antonio venne rinchiuso a Castel Sant’Angelo e torturato affinché abiurasse: morì prima della fine del processo. La mattina del 21 dicembre 1624 una gran folla assistette alla sentenza più severa e spettacolare mai pronunciata a Roma nel secolo XVII dal supremo tribunale dell’Inquisizione: la sua spoglia riesumata, il suo ritratto, i suoi libri scientifici e teologici furono messi al rogo in Campo dei Fiori. Ma lui guardava già tutti dall’alto…

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